Tutti gli eventi del 8 Aprile

Tutti gli eventi del 9 Aprile

9 apr H. 20:00
Ingiustizie climatiche è un progetto indipendente di graphic journalism. Una forma di giornalismo che nasce dal binomio giornalista-fumettista e che combina, in modalità ibrida, illustrazioni e narrazione di avvenimenti reali. Il progetto, inedito e presentato per la prima volta al pubblico, nasce da un articolo di attualità scritto dalla giornalista Federica Biffi e da cui Ale Martoz, fumettista, illustratore e street-artist si è ispirato per trasporlo in chiave fumettistica. Il fumetto sarà il punto di partenza per una conversazione sulla situazione lavorativa - di sfruttamento - delle persone migranti, in particolare nei Paesi del Golfo. Ad esempio in occasione della Cop28 o della Coppa del Mondo 22 , in cui le persone che hanno impiegato la propria forza lavoro sono state messe a dure prova a causa delle alte temperature. Durante il talk, insieme a Laura Silvia Battaglia al-Jalal, giornalista professionista e documentarista, Andrea Coccia, giornalista, co-founder di Slow News, direttore responsabile di La Revue Dessinée Italia e Federica Russo, sociologa e co-founder di Malegaleco, verranno affrontati temi attuali come migrazione economica e cambiamento climatico. E come l’arte li legge e interpreta. A seguire: confronto informale/ Q&A e background music. Partecipano: Laura Silvia Battaglia al-Jalal, giornalista e documentarista, voce di Radio3 Federica Biffi, giornalista e co-founder di Malegaleco Andrea Coccia, giornalista, co-founder di Slow News, direttore responsabile di La Revue Dessinée Italia Ale Martoz, fumettista, illustratore e street-artist Federica Russo, sociologa e co-founder di Malegaleco
#INAUGURAZIONE
Tempio del Futuro Perduto location

Tutti gli eventi del 10 Aprile

Tutti gli eventi del 11 Aprile

11 apr H. 19:30
#PERFORMANCE
Triennale Milano location
11 apr H. L'ins
Le donne sono il filo conduttore a cui Fabbrica del Vapore dedica quest'anno molte delle sue attività. La parità di genere è infatti termometro di ogni democrazia. Femminicidi, mancanza di equità salariale, disoccupazione femminile, sono sintomi di un malessere che deve essere volto altrimenti in un benessere sociale diffuso. Anche nell'ambito di Vapore d'estate, di Milano Art e Design Week non mancano quindi affondi su un tema che deve essere pervasivo. L'opera di Mezzadri si presenta come soglia e tessuto connettivo tra i diversi palinsesti che caratterizzano il mese di Aprile in Fabbrica del Vapore. Ben venga il suo contributo, come il dipinto di Crespi “Revolution is woman”, è un utile contributo, perché che i maschi siano portavoce di un bisogno di parità è parte indispensabile del cambiamento.” (Maria Fratelli) Con “Il giardino di Artemisia”, installazione site specific, a cura di Matteo Pacini in collaborazione con Jessica De Simone, Matteo Mezzadri affronta il tema riflettendo su un episodio storico che finirà per avere molte ripercussioni sulla condizione di sfavore delle donne nella società, tema ancora oggi drammaticamente attuale. Si tratta della causa intentata nel 1612 dalla pittrice Artemisia Gentileschi a carico di Agostino Tassi, passato alla storia come il primo processo per stupro del quale si conservi memoria scritta attraverso le registrazioni processuali. Artemisia Gentileschi passò la vita combattendo per affermare la propria libertà di espressione in un mondo che lasciava pochissimo spazio alle donne, soprattutto in ambito artistico, e denunciare pubblicamente il proprio violentatore fu un atto di grande coraggio che, come ancora oggi troppo spesso accade, la vide salire sul palco degli imputati con l’accusa di aver tenuto atteggiamenti provocatori nei confronti dell’accusato. Artemisia non ritrattò mai, neanche sotto tortura; “È vero, è vero, è vero” è l’urlo di dolore registrato presso l’Archivio di Stato di Roma che Artemisia rivolse all’accusato mentre le venivano spezzate le dita, prova inconfutabile, secondo la legislazione di allora, della veridicità delle sue accuse. Sebbene la condanna all’esilio del Tassi si dimostrò una farsa poiché, grazie alla sua posizione, non lasciò mai Roma, a differenza di Artemisia che fu costretta a farlo a causa del clamore del processo, questa coraggiosa denuncia rimase nella storia come il primo vero atto di ribellione nei confronti della soffocante cultura patriarcale. Nel misurarsi con il complesso argomento, soprattutto in quanto affrontato da un uomo, Mezzadri si avvale di materiali, linguaggio e grammatica visiva tipica della sua poetica, nessuna citazione didascalica o narrativa quindi, ma un’evocazione sotto traccia che metta in dialogo, o meglio, in conflitto i materiali e le geometrie strutturali che daranno forma al lavoro. Il grande cubo di mattoni cotti, severo e assoluto, nasconde e reclude qualcosa al suo interno con la scusa di proteggerlo; è il paradigma di un sistema di potere e convenzioni sociali rigide, immodificabili, un meccanismo decodificato da uomini a vantaggio degli uomini che per troppo tempo non ha lasciato spazio alle donne di affermare la propria libertà e dignità̀ di esseri umani. Il giardino di Artemisia simboleggia la resilienza, la continua rinascita che parte dal basso come tutte le più̀ grandi rivoluzioni nella storia dell’umanità̀. Una rottura dello schema che stravolge lo spazio fisico e, come nel caso di Artemisia, anche quello storico.
#INSTALLAZIONE
Fabbrica del Vapore location

Tutti gli eventi del 12 Aprile

12 apr H. 18:00
Venerdì 12 aprile con l’inaugurazione di TALAMO – installazione di Lemonot, duo di architetti italiani residenti a Londra (Sabrina Morreale e Lorenzo Perri) – BASE Milano dà il via a una serie di iniziative realizzate per il palinsesto dell’Art Week cittadina e di miart 2024. La scultura performativa, realizzata in collaborazione con Xavier Madden e Katja Banović, introduce al tema della convivialità, protagonista di WE WILL DESIGN – The Convivial Laboratory, programma che raccoglie i progetti e le iniziative che avranno luogo durante la Design Week milanese 2024. Traendo spunto dai significati arcaici o scientifici di “Talamo” – il letto nuziale, il palco per rappresentare i drammi liturgici nel medioevo, la parte del cervello per la trasmissione dei segnali sensoriali al resto del corpo – i Lemonot hanno voluto sintetizzarli in una installazione mobile, realizzando un’architettura conviviale composta da un letto immenso ma leggero, che diventa un palcoscenico in sospensione dinamica tra pavimento e soffitto. Ad accompagnare l’inaugurazione dell’installazione, alle ore 19:00 un incontro di approfondimento: The Convivial Laboratory con Lemonot. Alle 21:00 i performer greci arisandmartha (Aris Papadopoulos e Martha Pasakopoulou), attiveranno l’installazione di Lemonot con Talamo in a restless state, quattro azioni in cui elementi animati e inanimati si fonderanno con le sue forme abitabili - familiari ma allo stesso tempo ultraterrene. I corpi dei performer sembreranno emergere da TALAMO, plasmati dalla struttura stessa, intrecciandosi, cercando e reinventando il proprio spazio al suo interno. Le configurazioni dell’opera e le configurazioni fantastiche del duo – il cui lavoro si colloca a metà strada tra performance di danza on stage e site-specific – coinvolgeranno il pubblico in un rituale di luci, suoni e gesti eccezionalmente ordinari, sfociando nel surreale e annullando progressivamente il confine tra la materia e il corpo umano.
#INAUGURAZIONE
BASE Milano location
12 apr H. 19:30
#PERFORMANCE
Triennale Milano location
12 apr H. L'ins
Le donne sono il filo conduttore a cui Fabbrica del Vapore dedica quest'anno molte delle sue attività. La parità di genere è infatti termometro di ogni democrazia. Femminicidi, mancanza di equità salariale, disoccupazione femminile, sono sintomi di un malessere che deve essere volto altrimenti in un benessere sociale diffuso. Anche nell'ambito di Vapore d'estate, di Art e Design Week non mancano quindi affondi su un tema che deve essere pervasivo. L'opera di Mezzadri si presenta come soglia e tessuto connettivo tra i diversi palinsesti che caratterizzano il mese di Aprile in Fabbrica del Vapore. Ben venga il suo contributo, come il dipinto di Crespi “Revolution is woman”, è un utile contributo, perché che i maschi siano portavoce di un bisogno di parità è parte indispensabile del cambiamento.” (Maria Fratelli) Con “Il giardino di Artemisia”, installazione site specific, a cura di Matteo Pacini in collaborazione con Jessica De Simone, Matteo Mezzadri affronta il tema riflettendo su un episodio storico che finirà per avere molte ripercussioni sulla condizione di sfavore delle donne nella società, tema ancora oggi drammaticamente attuale. Si tratta della causa intentata nel 1612 dalla pittrice Artemisia Gentileschi a carico di Agostino Tassi, passato alla storia come il primo processo per stupro del quale si conservi memoria scritta attraverso le registrazioni processuali. Artemisia Gentileschi passò la vita combattendo per affermare la propria libertà di espressione in un mondo che lasciava pochissimo spazio alle donne, soprattutto in ambito artistico, e denunciare pubblicamente il proprio violentatore fu un atto di grande coraggio che, come ancora oggi troppo spesso accade, la vide salire sul palco degli imputati con l’accusa di aver tenuto atteggiamenti provocatori nei confronti dell’accusato. Artemisia non ritrattò mai, neanche sotto tortura; “È vero, è vero, è vero” è l’urlo di dolore registrato presso l’Archivio di Stato di Roma che Artemisia rivolse all’accusato mentre le venivano spezzate le dita, prova inconfutabile, secondo la legislazione di allora, della veridicità delle sue accuse. Sebbene la condanna all’esilio del Tassi si dimostrò una farsa poiché, grazie alla sua posizione, non lasciò mai Roma, a differenza di Artemisia che fu costretta a farlo a causa del clamore del processo, questa coraggiosa denuncia rimase nella storia come il primo vero atto di ribellione nei confronti della soffocante cultura patriarcale. Nel misurarsi con il complesso argomento, soprattutto in quanto affrontato da un uomo, Mezzadri si avvale di materiali, linguaggio e grammatica visiva tipica della sua poetica, nessuna citazione didascalica o narrativa quindi, ma un’evocazione sotto traccia che metta in dialogo, o meglio, in conflitto i materiali e le geometrie strutturali che daranno forma al lavoro. Il grande cubo di mattoni cotti, severo e assoluto, nasconde e reclude qualcosa al suo interno con la scusa di proteggerlo; è il paradigma di un sistema di potere e convenzioni sociali rigide, immodificabili, un meccanismo decodificato da uomini a vantaggio degli uomini che per troppo tempo non ha lasciato spazio alle donne di affermare la propria libertà e dignità̀ di esseri umani. Il giardino di Artemisia simboleggia la resilienza, la continua rinascita che parte dal basso come tutte le più̀ grandi rivoluzioni nella storia dell’umanità̀. Una rottura dello schema che stravolge lo spazio fisico e, come nel caso di Artemisia, anche quello storico.
#INSTALLAZIONE
Fabbrica del Vapore location

Tutti gli eventi del 13 Aprile

13 apr H. L'ins
Le donne sono il filo conduttore a cui Fabbrica del Vapore dedica quest'anno molte delle sue attività. La parità di genere è infatti termometro di ogni democrazia. Femminicidi, mancanza di equità salariale, disoccupazione femminile, sono sintomi di un malessere che deve essere volto altrimenti in un benessere sociale diffuso. Anche nell'ambito di Vapore d'estate, di Art e Design Week non mancano quindi affondi su un tema che deve essere pervasivo. L'opera di Mezzadri si presenta come soglia e tessuto connettivo tra i diversi palinsesti che caratterizzano il mese di Aprile in Fabbrica del Vapore. Ben venga il suo contributo, come il dipinto di Crespi “Revolution is woman”, è un utile contributo, perché che i maschi siano portavoce di un bisogno di parità è parte indispensabile del cambiamento.” (Maria Fratelli) Con “Il giardino di Artemisia”, installazione site specific, a cura di Matteo Pacini in collaborazione con Jessica De Simone, Matteo Mezzadri affronta il tema riflettendo su un episodio storico che finirà per avere molte ripercussioni sulla condizione di sfavore delle donne nella società, tema ancora oggi drammaticamente attuale. Si tratta della causa intentata nel 1612 dalla pittrice Artemisia Gentileschi a carico di Agostino Tassi, passato alla storia come il primo processo per stupro del quale si conservi memoria scritta attraverso le registrazioni processuali. Artemisia Gentileschi passò la vita combattendo per affermare la propria libertà di espressione in un mondo che lasciava pochissimo spazio alle donne, soprattutto in ambito artistico, e denunciare pubblicamente il proprio violentatore fu un atto di grande coraggio che, come ancora oggi troppo spesso accade, la vide salire sul palco degli imputati con l’accusa di aver tenuto atteggiamenti provocatori nei confronti dell’accusato. Artemisia non ritrattò mai, neanche sotto tortura; “È vero, è vero, è vero” è l’urlo di dolore registrato presso l’Archivio di Stato di Roma che Artemisia rivolse all’accusato mentre le venivano spezzate le dita, prova inconfutabile, secondo la legislazione di allora, della veridicità delle sue accuse. Sebbene la condanna all’esilio del Tassi si dimostrò una farsa poiché, grazie alla sua posizione, non lasciò mai Roma, a differenza di Artemisia che fu costretta a farlo a causa del clamore del processo, questa coraggiosa denuncia rimase nella storia come il primo vero atto di ribellione nei confronti della soffocante cultura patriarcale. Nel misurarsi con il complesso argomento, soprattutto in quanto affrontato da un uomo, Mezzadri si avvale di materiali, linguaggio e grammatica visiva tipica della sua poetica, nessuna citazione didascalica o narrativa quindi, ma un’evocazione sotto traccia che metta in dialogo, o meglio, in conflitto i materiali e le geometrie strutturali che daranno forma al lavoro. Il grande cubo di mattoni cotti, severo e assoluto, nasconde e reclude qualcosa al suo interno con la scusa di proteggerlo; è il paradigma di un sistema di potere e convenzioni sociali rigide, immodificabili, un meccanismo decodificato da uomini a vantaggio degli uomini che per troppo tempo non ha lasciato spazio alle donne di affermare la propria libertà e dignità̀ di esseri umani. Il giardino di Artemisia simboleggia la resilienza, la continua rinascita che parte dal basso come tutte le più̀ grandi rivoluzioni nella storia dell’umanità̀. Una rottura dello schema che stravolge lo spazio fisico e, come nel caso di Artemisia, anche quello storico.
#INSTALLAZIONE
Fabbrica del Vapore location

Tutti gli eventi del 14 Aprile

14 apr H. 14:00
Laboratorio di Cromografia location
14 apr H. L'ins
Le donne sono il filo conduttore a cui Fabbrica del Vapore dedica quest'anno molte delle sue attività. La parità di genere è infatti termometro di ogni democrazia. Femminicidi, mancanza di equità salariale, disoccupazione femminile, sono sintomi di un malessere che deve essere volto altrimenti in un benessere sociale diffuso. Anche nell'ambito di Vapore d'estate, di Art e Design Week non mancano quindi affondi su un tema che deve essere pervasivo. L'opera di Mezzadri si presenta come soglia e tessuto connettivo tra i diversi palinsesti che caratterizzano il mese di Aprile in Fabbrica del Vapore. Ben venga il suo contributo, come il dipinto di Crespi “Revolution is woman”, è un utile contributo, perché che i maschi siano portavoce di un bisogno di parità è parte indispensabile del cambiamento.” (Maria Fratelli) Con “Il giardino di Artemisia”, installazione site specific, a cura di Matteo Pacini in collaborazione con Jessica De Simone, Matteo Mezzadri affronta il tema riflettendo su un episodio storico che finirà per avere molte ripercussioni sulla condizione di sfavore delle donne nella società, tema ancora oggi drammaticamente attuale. Si tratta della causa intentata nel 1612 dalla pittrice Artemisia Gentileschi a carico di Agostino Tassi, passato alla storia come il primo processo per stupro del quale si conservi memoria scritta attraverso le registrazioni processuali. Artemisia Gentileschi passò la vita combattendo per affermare la propria libertà di espressione in un mondo che lasciava pochissimo spazio alle donne, soprattutto in ambito artistico, e denunciare pubblicamente il proprio violentatore fu un atto di grande coraggio che, come ancora oggi troppo spesso accade, la vide salire sul palco degli imputati con l’accusa di aver tenuto atteggiamenti provocatori nei confronti dell’accusato. Artemisia non ritrattò mai, neanche sotto tortura; “È vero, è vero, è vero” è l’urlo di dolore registrato presso l’Archivio di Stato di Roma che Artemisia rivolse all’accusato mentre le venivano spezzate le dita, prova inconfutabile, secondo la legislazione di allora, della veridicità delle sue accuse. Sebbene la condanna all’esilio del Tassi si dimostrò una farsa poiché, grazie alla sua posizione, non lasciò mai Roma, a differenza di Artemisia che fu costretta a farlo a causa del clamore del processo, questa coraggiosa denuncia rimase nella storia come il primo vero atto di ribellione nei confronti della soffocante cultura patriarcale. Nel misurarsi con il complesso argomento, soprattutto in quanto affrontato da un uomo, Mezzadri si avvale di materiali, linguaggio e grammatica visiva tipica della sua poetica, nessuna citazione didascalica o narrativa quindi, ma un’evocazione sotto traccia che metta in dialogo, o meglio, in conflitto i materiali e le geometrie strutturali che daranno forma al lavoro. Il grande cubo di mattoni cotti, severo e assoluto, nasconde e reclude qualcosa al suo interno con la scusa di proteggerlo; è il paradigma di un sistema di potere e convenzioni sociali rigide, immodificabili, un meccanismo decodificato da uomini a vantaggio degli uomini che per troppo tempo non ha lasciato spazio alle donne di affermare la propria libertà e dignità̀ di esseri umani. Il giardino di Artemisia simboleggia la resilienza, la continua rinascita che parte dal basso come tutte le più̀ grandi rivoluzioni nella storia dell’umanità̀. Una rottura dello schema che stravolge lo spazio fisico e, come nel caso di Artemisia, anche quello storico.
#INSTALLAZIONE
Fabbrica del Vapore location